venerdì 19 agosto 2022

La Vara di Randazzo (CT)

Finalmente in questa estate 2022 ricominciano
 i grandi eventi e le feste religiose
e riprendono le nostre scorribande
e la pubblicazioni dei nostri viaggi.

Vi portiamo a Randazzo, una cittadina medievale sulle pendici dell'Etna,
in provincia di Catania, che sorge al centro di tre parchi naturalistici,
Etna, Nebrodi e Alcantara.


Il 15 agosto per festeggiare
la Madonna Assunta
viene portata in processione la "Vara", 
un carro trionfale alto 20 metri
e animato da 25 bambini.


Su diversi piani sovrapposti che ruotano attorno all'asse centrale
vengono raffigurati i misteri mariani
della morte, assunzione e incoronazione.
I bambini che vengono fissati 
alle varie altezze
raffigurano la Madonna, la Trinità,
gli Apostoli, gli Angeli e i Santi.


La preparazione prevede 
un rigoroso digiuno,
oltre ad una buona dose di coraggio,
per un evento che inizia già alle 15
con la salita e fissaggio
alle singole postazioni della Vara
tramite gru meccanica
 che richiede oltre un'ora,
quindi la processione fino alle 20 circa.


La Vara viene trainata lungo il corso principale del paese
tramite grosse funi
mentre dai balconi delle case adulti e bambini lanciano
ai figuranti caramelle e merendine.


I bambini lungo il percorso lanciano
le fettucce con la scritta
Viva Maria Assunta e
cantano un antico inno tradizionale.


La nostra visita a Randazzo inizia la mattina
 con accesso dalla Porta Aragonese.
La città è divisa in tre rioni,
greco latino e lombardo.


La prima tappa è
l'Antica Pasticceria Musumeci
per assaggiare una delle migliori granite mai mangiate
alla mandorla tostata e al pistacchio,
e una vera delizia per il palato quella 
alla mora di rovo e lampone rosso
in acqua d'arancia.


Mentre facevamo la nostra colazione
sulla piazza dalla Basilica dell'Assunta
sono usciti i bambini figuranti della Vara
che hanno intonato l'inno a Maria 
e sono andati in processione
per le via del centro.


Visitiamo la maestosa Basilica 
che sorge nel quartiere latino 
costruita con blocchi di pietra lavica
e arenaria nel luogo
dove la tradizione vuole
sia stato ritrovato da un pastore
dentro una grotta
l'affresco della Madonna
con una fiammella accesa.


La torre campanaria in stile neo gotico
e l'interno con le colonne monolitiche in pietra lavica
rappresentano la maestosità di questo santuario mariano.





Avviandoci lungo il corso Umberto arriviamo in piazza del Municipio,
un ex convento dei Frati Minori conventuali
con all'interno il chiostro non visitabile.


Di fronte al Palazzo Comunale ci addentriamo per la famosa via degli Archi,
così detta per i quattro archi a sesto acuto e la finestra bifora.



Arriviamo al quartiere greco
in Piazza San Nicolò.


Qui sorge la Chiesa dedicata a
San Nicola di Bari, 
in stile tardo rinascimentale
con la torre campanaria incompleta
e la statua di San Nicola del Gagini.




Sulla piazza si trova anche la 
Statua del gigante Piracmone
soprannominato Randazzo Viecchiu, 
che raffigura i simboli dei tre quartieri
il leone Greco, il serpente Lombardo e l'aquila Latina.


Ritorniamo sul corso principale
fino ad arrivare alla terza chiesa,
quella del quartiere lombardo,
edificata durante la dominazione normanna
e dedicata a San Martino.



All'interno notiamo la
Madonna delle Grazie del Gagini.


Il campanile in stile normanno svevo
viene da molti definito
il campanile più bello di Sicilia.


Tra i palazzi del centro storico notiamo Palazzo Clarentano.


Il Castello Svevo è sede del museo archeologico.


Passando per le viuzze
dalle porte e finestre aperte per la calura
si intravedono tavolate apparecchiate
e odori genuini si spargono nell'aria,
decidiamo che è il momento
di fare uno spuntino.


Ci fermiamo alla bottega del
Buongustaio dell'Etna, 
una fornitissima enoteca e gastronomia
dove mangiamo dei panini spettacolari
con mortadella e salame siciliani
di suino nero dei Nebrodi.


Il pomeriggio fino a sera trascorre
con la processione della Vara, 
preceduta dal corteo storico
e dagli sbandieratori.


Da Randazzo è tutto alla prossima... continuate a seguirci!

Agosto 2022

martedì 28 settembre 2021

Casa-Museo Luciano Pavarotti, Museo Ferrari e Caseificio del Parmigiano Reggiano

Ci sono nomi che ovunque andiate nel mondo rappresentano l'Italia, oggi vi porterò in giro per l'Emilia tra Modena e Parma alla scoperta di tre eccellenze italiane della musica, dei motori e della gastronomia: Pavarotti, Ferrari, Parmigiano Reggiano.

Iniziamo il nostro tour dalla Casa Museo Luciano Pavarotti.

Immersa nella campagna modenese, è raggiungibile in auto percorrendo lo Stradello Nava, una lingua di asfalto a una sola corsia.




Benvenuti nel luogo che Pavarotti chiamava casa.




Il Maestro ha costruito questa casa per accogliere gli amici, insegnare ai giovani cantanti e godersi la vita in famiglia.




Entrate a scoprire la sua collezione privata di cimeli, costumi e premi raccolti durante la sua lunga carriera.









Unitevi a noi nel ricordare e preservare l'eredità artistica e filantropica dell'uomo "che ha emozionato il mondo"




Ogni centimetro di questa casa riflette la personalità vibrante del suo proprietario.




La luce calda riempie lo spazio, un'enorme finestra sul cielo illumina gli ambienti - che custodiscono foto, quadri e lettere care di amici come Frank Sinatra, Bono e la Principessa Diana - mentre la cucina è gialla come il sole.












Costumi sontuosi, cimeli unici e innumerevoli premi rendono omaggio alla sua illustre carriera, ma sono gli oggetti di tutti i giorni, di cui amava circondarsi, che rivelano l'uomo dietro le quinte.











Per descrivere il fascino della casa museo non abbiamo trovato parole migliori di queste che la descrivono sul sito ufficiale https://www.casamuseolucianopavarotti.it


Lasciamo questa oasi di pace e ci dirigiamo verso la seconda tappa.

Dal suono delle corde vocali passiamo al rombo dei motori.

Maranello è sede della Fabbrica delle auto più conosciute al mondo e del Museo Ferrari https://www.ferrari.com/it-IT


Iniziamo il tour con la navetta che percorre il Viale Enzo Ferrari tra i reparti dove vengono prodotte le vetture del Cavallino, e gli uffici direzionali progettati da importanti architetti come Renzo Piano o Massimiliano Fuksas, quindi visitiamo la pista di Fiorano dove vengono fatte le prove per la Formula 1, in entrambi ovviamente non si possono fare né foto, né video.

Per prenotare: https://www.ferrari.com/it-SM/museums/factory-tour

Visitiamo quindi il Museo Ferrari https://www.ferrari.com/it-IT/museums/ferrari-maranello


L'ufficio di Enzo Ferrari






Il Museo di Maranello racconta la Ferrari affondando le radici nella straordinaria storia del Cavallino Rampante e guidando il visitatore in un percorso tra le Formula 1 più celebri e vittoriose, i modelli leggendari delle categorie Prototipi e Gran Turismo senza dimenticare le vetture da strada che sono diventate punto di riferimento nel mondo dell'auto.









All'interno è presente lo shop con i prodotti brandizzati, il simulatore che permette di guidare la Ferrari Formula 1, un set per avere la propria foto alla guida di un bolide e la caffetteria.

Fuori dal museo alcuni privati noleggiano le auto sportive per un giro di prova.

Dalla musica ai motori adesso è ora di pensare al palato, ci dirigiamo verso la provincia di Parma, precisamente a Soragna, un piccolo centro con meno di 5.000 abitanti.


Arriviamo qui in occasione del Festival dei Caseifici Aperti organizzata dal Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP, e andiamo a visitare il Caseificio Sociale Soragna, matricola 2186, che dal 1930 produce Parmigiano Reggiano secondo il disciplinare del Consorzio.


Il Parmigiano Reggiano è prodotto esclusivamente nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna a sinistra del Reno e Mantova a destra del fiume Po, da allevamenti in cui le bovine vengono alimentate esclusivamente con foraggi prodotti in questa area, sono vietati foraggi insilati, alimenti fermentati e farine animali.


Il latte munto la sera precedente viene lasciato a riposare tutta la notte e al mattino, dopo aver raccolto il burro, viene aggiunto quello appena munto, viene quindi versato nelle tipiche caldaie di rame a forma di campana rovesciata.

Per ogni forma di Parmigiano Reggiano occorrono circa 550 litri di latte quindi in una caldaia vengono versati circa 10 quintali di latte, qui la coagulazione avviene lentamente e naturalmente grazie all’aggiunta di caglio e del siero innesto ottenuto dalla lavorazione del giorno precedente e ricco di fermenti lattici naturali. La cagliata che si ottiene viene frammentata dal maestro casaro in minuscoli granuli grazie ad un antico attrezzo detto spino.


E' a questo punto che entra in scena il fuoco, per una cottura che raggiunge i 55 gradi centigradi, al termine della quale i granuli caseosi precipitano sul fondo della caldaia formando un'unica massa, dopo circa cinquanta minuti, il casaro estrae questa massa casjosa che darà vita a due forme gemelle.


Tagliato in due parti e avvolto nella tipica tela di lino, il formaggio viene immesso in una fascera che gli darà la sua forma definitiva.

Ad ogni forma viene assegnata una placca di caseina con un codice alfanumerico unico e progressivo: è la carta d’identità che in ogni momento e in ogni luogo rende possibile identificarne l’origine.

Dopo poche ore, una speciale fascia marchiante incide sulla forma il mese e l’anno di produzione, il numero di matricola che contraddistingue il caseificio e l’inconfondibile scritta a puntini su tutta la circonferenza delle forme.

Le forme dopo pochi giorni vengono immerse in una soluzione satura di acqua e sale: si tratta di una salatura per osmosi. 

Con quest’ultimo passaggio si conclude il ciclo di produzione del Parmigiano Reggiano e inizia il periodo di stagionatura.

La stagionatura minima è di 12 mesi, la più lunga tra tutti i formaggi Dop, ed è solo a quel punto che si potrà dire se ogni singola forma potrà conservare il nome che le è stato impresso all’origine e continuare così l’invecchiamento fino a 24, 36, 40 mesi e oltre.

Trascorsi 12 mesi, gli esperti del Consorzio controllano tutte le forme attraverso un esame chiamato “espertizzazione”: la forma viene percossa con il martelletto e l’orecchio attento dell’esperto battitore riconosce eventuali difetti interni che possono interferire con la qualità.

Le forme che risultano idonee vengono marchiate con l’apposito bollo a fuoco diventando così Parmigiano Reggiano. Alle forme che non presentano i requisiti della Dop vengono asportati i contrassegni e i marchi di riconoscimento.

L’esame di selezione identifica tre categorie di formaggio:

Parmigiano Reggiano “scelto”: completamente conforme alle indicazioni del disciplinare di produzione. Viene contrassegnato con il bollo a fuoco.

Parmigiano Reggiano “mezzano”: presenta alcuni difetti di lieve o media entità nella struttura della pasta e/o sulla crosta, ma senza alterazioni delle caratteristiche organolettiche tipiche del prodotto. Viene contrassegnato con il bollo a fuoco, ma si distingue grazie ai solchi paralleli che vengono indelebilmente tracciati sullo scalzo della forma.

Formaggio sbiancato: presenta difetti rilevanti viene dequalificato eliminando i marchi d’origine tramite fresatura della crosta con la rimozione di alcuni millimetri. Non può essere definito Parmigiano Reggiano e non può avere alcun riferimento alla DOP.

Ringraziando la moglie del casaro che ci ha fatto da guida raccontandoci le varie fasi della lavorazione non potevo non fare una passeggiata in uno dei corridoi dove sono ammassate per  la stagionatura oltre 11.000 forme di Parmigiano Reggiano, vi assicuro che è una esperienza unica sia per la vista che per l'odore e la magia di un ambiente unico. 


Ci accomodiamo quindi in uno dei tavoli apparecchiati con la tovaglia a quadretti dove ci fanno degustare tre diverse stagionature: oltre 12,  24 e 45 mesi, accompagnate da alcune fette di coppa e di strolghino, un salame tipico della zona di Parma, e bevendo un buon bicchiere di Lambrusco, vino rosso e frizzante.

La visita la chiudiamo nello spaccio del caseificio facendo scorta di Parmigiano Reggiano oltre 30 mesi appena tagliato dalla forma e sottovuoto che vi assicuro non ha niente a che vedere con quello che acquistiamo al supermercato, sia per la morbidezza, appena tagliato il colore è chiaro e non giallognolo e secco come le forme aperte da tempo, ma soprattutto per il sapore e l'odore di formaggio e di latte.

Se volete conoscere il vero sapore del Parmigiano Reggiano potete acquistarlo online allo shop del Caseificio Sociale Soragna a questo link https://www.caseificio-soragna.it/index.html

Allo spaccio c'era da portarsi a casa di tutto, ma essendo ancora in vacanza per qualche giorno oltre al formaggio e allo strolghino sottovuoto, ho portato al Residence gli Anolini di Parma, un raviolo rotondo di sfoglia ripieno di pangrattato tostato, parmigiano, noce moscata e uovo inzuppati col brodo di manzo. 

Li ho preparati in brodo e con burro e parmigiano, una goduria!


Alla prossima!

Settembre 2021







La Vara di Randazzo (CT)

Finalmente in questa estate 2022 ricominciano  i grandi eventi e le feste religiose e riprendono le nostre scorribande e la pubblicazioni de...